Tecnologia

La scorsa settimana ho portato la moto al tagliando di fine rodaggio. In tale occasione mi sono visto costretto a passare la giornata in un’altra citta, bighellonando per ammazzare il tempo trascinandomi dietro il corredo da motociclista: giubbotto con protezioni e casco.  Ah, piccola nota per gli “eroi con il T-Max”: in moto non si va in maglietta ed infradito, o forse cadendo da un vascone l’asfalto è meno duro? Comunque, dopo un’oretta di cazzeggio in un luogo che non offre chissà quali possibilità di svago ho iniziato a “sentire” la mancanza di una connessione di rete. Si, so quel che state pensando e l’ho pensato pure io: sono drogato di Internet. No, non credo sia proprio così, sono in grado di stare giornate ed anche settimane (ok, se sono in vacanza lontano da casa) senza accendere il computer, però quella mattina sentivo il bisogno di… passare ad un livello superiore di cazzeggio! Ho provato a comprare una rivista di moto, da sfogliare per far passare almeno un’ora… non è servito. Allorché mi sono infilato in in punto vendita di una grossa catena di elettronica/elettrodomestici giusto per farmi un’idea dei prezzi. Ero curioso a proposito degli “smartphone” (forse non ci vanno le virgolette, ormai è un termine entrato nell’ uso comune), dopo aver visto il nuovo gingillo di un mio collega, ma mi sono messo a guardare i cosiddetti “tablet”. Oggetti che esistono da diversi anni, da sempre considerati inutili finché mr. Jobs non ci ha convinto che: servono, fa figo averli, “come abbiamo potuto vivere senza fino ad oggi”. Ci ho perso sopra un pochino, guardando, toccando con mano (nel vero senso della parola), cercando di capirne le funzionalità e sono giunto alla conclusione che siano oggetti che finché non li si ha se ne può tranquillamente fare a meno, se li si prova e ci si abitua ad usarli… mai più senza. Per fare un esempio: a casa ho un computer desktop (sogno o son desktop?) che utilizzo per una serie di cose, dal cazzeggio in Rete alla produttività (fotoritocco/programmazione); posseggo anche un portatile che ormai ha qualche anno (luglio 2006, dal punto di vista informatico: obsoleto) e che utilizzo fondamentalmente per Internet & email dal lavoro (finché lo consentiranno) e per la gestione di file in quelle situazioni che mi richiedono di portare con me il supporto informatico (più pratico e flessibile del cartaceo e con buona pace dell’essenzialità). Bene, per l’uso che ne faccio io un tablet potrebbe tranquillamente sostituire il notebook: è più piccolo e leggero (se ne avessi avuto uno l’altra mattina sarebbe stato nello zainetto) e quindi “più portatile”, con wi-fi e connessione 3G si ha la rete ovunque (certo, con il 3G occhio a quanto si paga ed al traffico) e… diciamocelo: sono proprio dei begli oggettini. Vi confesso che non sono uscito dal negozio con un affarino di quelli sotto braccio non solo perché ero angosciato dal prezzo del tagliando (che è stato un salasso, con alcuni lavori fatti alla cazzo) ma soprattutto perché… non ne avevano più in magazzino. Vabbè, forse è stato meglio così. Sono cosciente di  avere avuto in passato crisi di acquisto ossessivo-compulsivo di oggetti tecnologici – equipaggiamento radioamatoriale compreso – e questa forse è stata un semplice crisi d’astinenza.
Tornando invece al discorso moto: ho pagato una cifra esosa ed un problemino che avevo (il distacco del gommino paracolpi del cavalletto centrale) è stato risolto con la filosofia “minimo sforzo – minima resa”, fatto sta che quell’officina non mi beccherà più. I prossimi tagliandi li farò effettuare a qualche guru del marchio lariano: Millepercento, Agostini, Murri, Tecnomoto. Già, perché i motori Guzzi ed in particolare i “serie piccola” sono abbastanza semplici, in particolare in quest’epoca di elettronica pervasiva ed invasiva. E infatti, in quest’epoca fatta di diagnosi computerizzate, le mani ce le sanno mettere solo i maestri che non hanno paura di sporcarsele e chesanno cosa stanno facendo quando aprono un motore. Non sempre “ciò che viene dopo” è progresso.

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