Ma come funziona bene il “sistema di consultazione esami Covid-19 di Regione Lombardia”!

Premessa: questa è una lamentela, sarò polemico e politicamente scorretto. Se sei un puro di cuore ti sconsiglio di leggere oltre perché, con una buon margine di sicurezza, sto per rovinarti la giornata.

Veniamo al dunque: in seguito al contatto con alcuni colleghi risultati poi positivi al Covid-19, dopo alcuni giorni ho iniziato a presentare alcuni tipici sintomi del contagio. A quel punto attivo la trafila aziendale che mi indica come “caso da definire” e mi attivo con il mio medico curante che, in modo preciso e puntuale, mi prenota un tampone drive-through presso una Struttura convenzionata. Fatto il tampone, inizia l’attesa dell’esito: per il tampone molecolare ci possono volere fino a 72 ore e, dopo un giorno passato a consultare invano il Fascicolo Sanitario Elettronico, mi appare abbastanza evidente che nel mio caso se le vogliano prendere tutte. Frustrante, perché sebbene io sia già in malattia e l’esito del tampone non mi cambierà la vita, dietro di me vi è un’azienda con tanti dipendenti, alcuni che presentano a loro volta sintomi sospetti, che aspetta anche l’esito del mio esame per decidere come muoversi. Mi chiamano colleghi per informarsi della mia salute, in modo gentile e in amicizia, mi raccontano anche di scene di isteria in ditta di gente che urla: <<Non è possibile che S. non abbia ancora l’esito del tampone! Chiamo l’Esercito, il sindacato, la NATO, la Rai!>>. Ringrazio gli amici che si sono interessati delle mie condizioni, sghignazzo con loro alle spalle degli isterici e faccio l’unica cosa possibile dal momento che non sono io l’addetto alle analisi: mi sciacquo le palle con la loro ansia. Così facendo, arriviamo alle 07:18 di questa mattina e al punto saliente di tutta la vicenda: a tale ora giunge sul mio telefono un SMS dal tono statalista, si rivolgono a me come “Cittadino”, che mi informa della disponibilità del referto e mi invita a consultarlo sul FSE utilizzando (anche) il codice contenuto nel messaggio.

<<Bene!>> penso <<Finalmente in questa storia c’è qualche cosa che funziona!>>. Illuso.

Mi collego all’opportuna pagina web, inserisco i miei dati, i codici e il famigerato Captcha, clicco “invio” e… “Dati errati (dimmi quali almeno, pezzo di merda!) – tentativi rimasti 2”.

<<Cazzo!>> penso <<Non sono nemmeno le 07:30, sto ancora dormendo, non sto granché bene… devo aver scritto qualche cagata!>>. Ritento, inserisco nuovamente tutti i dati, li rileggo tre volte. “Dati errati – tentativi rimasti 1”.

<<Aspetta, aspetta aspetta!>>. Mentre sale il panico per essere rimasto con una sola possibilità per un errore che, almeno in un caso, sono sicuro di non avere commesso provo a entrare nel FSE utilizzando la credenziale SPID, bypassando così il sistema identity-less con conteggio a scalare. Funziona! E cosa scopro? Che non risultano esami diagnostici COVID-19 a mio carico… Non urlo bestemmie solo perché non sono solo in casa, sappiate però che il sistemista di FSE è appena stato plurimaledetto. Inoltre, cazzo! – nel senso di esclamazione – PRIMA di informare la gente della disponibilità di un referto assicuratevi che questo esista e sia consultabile!

(Spezzo una lancia in favore del nemico: generalmente il Fascicolo Sanitario Elettronico è una gran cosa e funziona bene… solo, in tempi di emergenza quali sono quelli che stiamo vivendo ci vorrebbe una maggiore attenzione ai dettagli).

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