Ovvero come riportare a una condizione utilizzabile un portatile di 11 anni fa.
Premessa, ho un vecchio portatile Apple che gli anni e le scelte di mercato hanno reso obsoleto. Per precisa volontà del produttore, da un certo momento in poi questa macchina – la primissima generazione dotata di microprocessore Intel, quella con la scocca in plastica bianca che dopo un po’ scoloriva, diventava marrone o si sbriciolava – non è più stata supportata a livello di aggiornamenti software. Per un po’ è continuato il supporto degli sviluppatori terzi, Mozilla – Firefox su tutti, che però ad un certo punto hanno chiuso i rubinetti, anche loro, per potersi concentrare su architetture più contemporanee. Il mio vecchio MacBook è in effetti una macchina a 32 bit, mentre lo smartphone da cui probabilmente state leggendo queste righe è come minimo un quad-core a 64 bit. La prima soluzione al problema è anche quella più facile: si entra in un negozio e se ne esce con un portatile nuovo, dopo 11 anni ci potrebbe anche stare. Se non fosse che, per l’uso che ne faccio attualmente, un computer laptop nuovo sarebbe uno spreco. Anche di denaro, certo. E allora che faccio? Continuo a usare una macchina con software obsoleto in un mondo dove la sicurezza informatica è la nuova frontiera del crimine? Per deformazione mentale, direi di no. E allora? Allora considerate di spendere qualche soldino, neanche tanti, e di perderci dietro un po’ di tempo.
Step 1: installare un SSD
Non ricordo se l’opzione SSD fosse disponibile quando MacBook 1,1 uscì sul mercato. Se anche ci fosse stata, sicuramente era ben al di fuori delle mie possibilità. Undici anni dopo però un buon SSD è alla portata di tutte le tasche, con un centinaio di Euro ci si porta a casa un “disco” da 250 GB che è perfetto per i nostri scopi. La sua installazione è molto semplice e richiede di operare su un totale di 7 viti. Tempo necessario: 10 minuti facendo le cose con calma.
Step 2: installare il nuovo Sistema Operativo
A questo punto dovrete fare una scelta: rimettere Snow Leopard (OS-X 10.6), con tutte le limitazioni precedentemente illustrate (e in tal caso non vi aiuterò. Tanto è semplice) o installare ex-novo una distribuzione Linux. Ovviamente ho scelto questa seconda via (in un ipotetico college americano sarei stato nel gruppo dei nerd, non scordatelo!) e la mia preferenza è andata su Kubuntu 16.04 LTS. Perché Kubuntu? Beh, innanzitutto perché l’installazione minimale di Debian-i386 non partiva: si fermava ad un menù di scelta dove… non potevo scegliere nulla in quanto i driver per il controller USB, la tastiera del MacBook internamente è collegata al controller USB, non erano parte del ramdisk. Poi sono sempre stato innamorato di KDE, fin dalla sua prima uscita intorno al 2000. Scaricate e masterizzate il DVD di Kubuntu, una volta fatto questo però vi mancherà ancora un passaggio: l’installazione di un boot loader decente poiché quello standard di Apple è un po’ rognoso nei confronti di ciò-che-non-è-Apple (ma dai?). Scaricate e installate rEFInd. A tal punto sarete pronti per far partire l’installazione di Kubuntu, con le usuali opzioni come per qualsiasi distro Linux.
Step 3: ottimizzare il nuovo S.O. per l’hard disk SSD
Una volta che avrete il vostro sistema Linux-MacBook funzionante, vi rimane un passaggio importante da fare. Più che altro è una verifica: nel mio caso Linux “ha capito” che il disco in uso è un SSD e si è adattato da solo alla configurazione hardware. Leggendo qua e la in Rete ho visto invece che non sempre è così, dipende dal hardware stesso e dai diversi controller: in alcuni casi fa tutto da solo, in altri no. Se siete nello sfortunato caso in cui il Pinguino è ubriaco e non distingue un disco che gira da uno a stato solido… non preoccupatevi, non è fisica quantistica ma una singola riga di codice. Lanciate da terminale (in KDE, Konsole):
cat /etc/fstab
se nelle righe relative alle partizioni presenti sul vostro SSD on vi è l’opzione noatime, aprite il file /etc/fstab con un editor e aggiungetela. Per esempio:
UUID=000abc0a-80a1-12cb-0aa0-abcd1234a0a0 / ext4 discard,noatime,commit=600,defaults 0 2
Dopo aver apportato modifiche al filesystem, aggiornate gli initramfs:
sudo update-initramfs -u -k all
A questo punto il vostro antico e obsoleto MacBook sarà tornato ad esser utilizzabile e con gli aggiornamenti software del caso.
Certo, potrete dire che <<Eh, però così non avremo più OsX, Mail, GarageBand, iTunes, Safari… insomma, l’ecosistema al quale Apple ci ha abituati!>>. E io cosa dovrei dirvi? L’ho spiegato all’inizio, sono scelte. Potete scegliere di comprare un portatile Apple nuovo (o usato, ma recente) o passare a Linux. Quale sia la scelta giusta, lo potete sapere solo voi.